Marocco in treno

Sottile è la linea che separa l'audacia dall'incoscienza!

La nave, lo sbarco a Tangier, il treno per Fèz, la visita a Marrakech. Un itinerario sorprendente, un mondo vicino al nostro ma da noi molto lontano, incontri inaspettati, situazioni da batticuore.





Nell'estate del 2000 il sole dell'Andalusia non dava tregua, alle 20,00 di sera si registravano ancora 42°c. Fu proprio in quell'estate così soleggiata che decisi di intraprendere un viaggio in treno nel continente africano, per arricchire la mia anima ed il mio spirito con dei colori che solamente quella terra poteva offrire. In compagnia di un amico ci spostammo da Siviglia ad Algesiras, lì trovammo una nave pronta a salpare in direzione Tangier. Il viaggio in nave rimarrà nella mia memoria come uno di più movimentanti. Un forte vento soffiava dall'Atlantico, enormi onde si formavano per le correnti marine e noi in bilico sul ponte della nave. Appoggiato con le spalle ad una parete di metallo, con le gambe protese in avanti, ad ogni oscillazione finivo con il ritrovarmi in posizione verticale.
Scendere in un porto marocchino, per un europeo che mai aveva varcato il confine, fu una grande sorpresa. Decine di ragazzini si avvicinarono offrendosi come guide, sorpresi fingemmo indifferenza avvicinandoci lentamente alla medina. Un crocevia di strade misuscole nelle quali non fu difficile perdesi, migliaia di facce nere a guardarci ad ogni lato della strada, i nostri visi pallidi ed i nostri occhi sbalorditi facevano di noi chiare prede.
Trovare un albergo significò ingaggiare una guida che ci tirasse fuori dagli angusti viottoli dove eravamo finiti, un piccolo ragazzetto che sotto nostra indicazione ci condusse in un buon albergo dove non fu possibile dormire per tutta la notte. La medina non riposa!
Ma se è vero che girare per le strade del marocco può creare apprensione, è anche vero che si respira una aria meravigliosa, i bazar pieni di colori, le strade intrise di profumi, la puzza degli animali, i bambini lavorando in mezzo al fango in posti simili ad arelli. Questo erano le città marocchine, ricchezza e povertà, musica e rumore, modernità e storia.

La Fabbrica dei Tappeti. A mia insaputa mi trovo a bere un te in un negozio di tappeti, la nostra guida era scomparsa e mi sentivo come in gabbia. Ci aveva lasiati lì, forse dovevamo comperare un tappeto per il nostro riscatto? Le mani veloci di piccole ragazzine sedute al telaio erano la fonte di ricchezza di quel mercato. Uno sguardo mi bruciò il cuore, una minuta bambina che con i suoi occhi si fermò un istante nei miei quasi a cercare aiuto.

La Fermata de Taxi. Una cena al ristorante, la nostra guida non accetta l'invito ma ci assicura che il proprietario ci condurrà alla fermata dei taxi. Gli ambienti dove ci portano a degustare le prelibate pietanze sono meravigliosi, le porcellane su cui mangiamo di altissimo pregio, usciti dal ristorante un ragazzino alto meno di un metro si presenta come la nostra guida. Dobbiamo correre per riuscire a stargli dietro, alla fine ci lascia in un piazzale dove c'è solo un taxi dismesso e dice di aspettare. Ben presto diventiamo motivo di interesse, i taxi non si vedono ma un numero cresciente di persone comincia ad avvicinarsi, poi da lontano due fioche luci, ci appostiamo sul ciglio della strada e la macchina rallenta, saltiamo su e ci facciamo portare a casa. Ci giriamo e una nuvola di persone pronte ad offrirci i loro servigi, si sta disperdendo.

Il Marocco e tutte le città visitate sono state un esperienza meravigliosa, ma credo che la vita vera, il contatto con la gente, sia quello che più conta in un viaggio. I nsotri spostamenti in treno ci permisero di conoscere persone di ogni estrazione sociale e sesso, mi ricordo una donna con i suoi figlioletti e le sue mani coperte di tatuaggi, mi ricordo un professore, mi ricordo la sua dignità ed il suo sguardo, mi ricordo la sua camicia bianca con la cravatta nonostatne il caldo, mi ricordo i villaggi che incrociavano durante il tragitto, mi ricordo che accanto ale rotaie potevo vedre la povertà o forse ... la vita.

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Riccardo Agostini per EmozioneAvventura

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